Silvia Pollice
Dove c'è Gylda c'è casa.
Frutto della partnership tra la web agency Gylda Creative e la novità di Alpha District, la Casa di Gylda nasce come spazio simbolo della creatività femminile, dove brand emergenti di moda e di design possono incontrarsi e farsi conoscere dal pubblico social, in occasione del Fuorisalone 2020.

Erede del blog "Cherry Jam”, Gylda Creative nasce nel 2018 dall’idea della digital marketer milanese Stefania Bravi di produrre e condividere digital content per costruire l’identità digitale dei brand. Successivamente, Stefania realizza, in collaborazione con Alpha District, un nuovo progetto: la “Casa di Gylda” viene concepito come uno spazio di incontro in cui vari brand di moda, design e arte possono esporre i loro prodotti per farsi conoscere al pubblico.
Stefania, parlaci di come nasce la tua passione per la moda.
La passione per la moda è nata quando ero piccola perché mia nonna cuciva abiti e ciò ha inevitabilmente influito molto anche sulla scelta di studiare Fashion Styling e Fashion Marketing alla NABA, corsi grazie ai quali ho potuto approfondire la mia passione e trasformarla in lavoro.
Nel 2013 inizia ufficialmente la tua avventura da influencer, con il blog “Cherry Jam”: chi o cosa ti ha spinto ad intraprendere questa strada?
Quando studiavo alla NABA, i docenti ci spingevano a realizzare molti progetti digital e social, tanto che avevo già iniziato a lavorare come stylist, entrando in contatto con diversi uffici stampa. Da allora ho iniziato a pubblicare i miei lavori sui social e pian piano hanno iniziato a coinvolgere sempre più la mia immagine: ad esempio, il mio account IG ha iniziato ad acquisire sempre più followers, man mano che pubblicavo contenuti relativi alla mia vita privata.
Invece, “Cherry Jam” nasce dall’esigenza di promuovere sul web i prodotti (scarpe da donna, ndr) dell’azienda di mio padre, attraverso la creazione di digital content: essendo già nell’ambiente dello styling e avendo già contatti con gli uffici stampa, mi sono detta “perché non creare un blog ‘home made’, anziché rivolgerci ad altre influencer?”.
E il 2018 è l’anno dell’evoluzione e del cambiamento: “Cherry Jam” cresce e si trasforma in Gylda Creative, una web agency, specializzata nella produzione e nella condivisione di foto, video e digital content destinati all’advertising di brand di moda emergenti. Raccontaci la scelta del nome “Gylda” e com’è nato questo progetto.
L’idea del nome “Gylda” nasce sia da un riferimento cinematografico (Gilda, film del 1946 con Rita Hayworth, ndr) sia perché è un termine che nel Medioevo significava “corporazione”. In questo senso, Gylda è un’unione di persone accomunate da una visione affine dell’arte e della diffusione dei contenuti. Diciamo che l’evoluzione da “Cherry Jam” a “Gylda Creative” è avvenuta in modo naturale, ovvero grazie ad un incremento della mia attività di digital marketing. Comunque, intorno a me c’erano già dei professionisti legati soprattutto all’ambito fotografico (come ad esempio la fotografa Gaia Bonanomi, ndr), con i quali collaboro ancora oggi per lo sviluppo di contenuti sempre più di tipo editoriale. Possiamo dire che in questi anni ho intrapreso una specie di “lotta all’impostazione social dei contenuti IG” (ride), nel senso che purtroppo oggi il settore commerciale punta soltanto a veicolare il messaggio “basta che funzioni e che se ne parli”, attraverso la pubblicazione di contenuti un po’ poveri dal punto di vista qualitativo. Fortunatamente, alcuni brand hanno apprezzato la qualità del nostro lavoro editoriale e hanno deciso di affidare a noi la promozione della loro identità digitale: di solito produciamo soprattutto campagne di lookbook, anche se il nostro punto di forza rimane il digital marketing.

Tuttavia, il tuo estro creativo non si ferma qui e, in collaborazione con Alpha District, realizzi un altro progetto innovativo: la “Casa di Gylda”. Qual è la sua essenza e, soprattutto, in che modo potrebbe influenzare il tema della “creatività al femminile”, oggetto del Fuorisalone 2020?
La “Casa di Gylda” nasce dall’esigenza di creare uno spazio più personale e casalingo rispetto al nostro ufficio: sarà una casa-studio interamente arredata con pezzi symbol di diversi brand, dando luogo ad un incontro di stili diversi, che a me piace molto; ma non ci vivrò. Abbiamo deciso di aprirla in occasione del Fuorisalone 2020 perché il quartiere in cui è situata confina con Alpha District e, indipendentemente dal progetto che realizzeremo insieme, la casa sarà uno spazio messo a disposizione di tutti quei brand che vorranno esporre i propri prodotti e farsi conoscere dal pubblico.
Riguardo al tema della “creatività femminile”, la maggioranza delle persone che lavorano a questo progetto sono appunto donne (gli stessi architetti che l’hanno progettata sono madre e figlia, ndr) e tendenzialmente sono proprio queste ultime a mettere più amore e dedizione nella scelta dei dettagli per l’arredamento di uno spazio personale. Quindi il nostro obiettivo è quello di mostrare il tocco femminile all’interno di una casa.
E per concludere… forse questa è una domanda che ti faranno spesso, ma qual è la giornata-tipo di un’influencer?
Partendo dal presupposto che non mi reputo una vera e propria influencer (ride), io lavoro molto nell’ufficio di “Gylda Creative”, ma forse potrei esserlo in qualche modo per via della popolarità del mio profilo IG. Certamente, nella mia quotidianità ci sono alcune attività che potrebbero essere etichettate “da influencer”, come ad esempio la partecipazione alla MFW, dove mi viene chiesto di indossare abiti di determinati brand, così come l’attività di sponsor per determinati hotel o di promozione sui social di viaggi per conto di enti del turismo. Quindi, diciamo che il mio ruolo da “influencer” è più quello di rispondere alla necessità dei brand di ottenere visibilità e di veicolare digital content da mostrare ai follower.

Da Gylda, arte, design e creatività sono di casa: dall’incontro tra brand selezionati e pubblico scaturisce un’esperienza senza precedenti, fonte di ispirazione reciproca e di arricchimento, che ritroviamo anche nell’articolo dedicato a Deposito MEle.
Ph credit: Gylda Creative