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  • Immagine del redattoreAndrea Termini

Simboli cosmici e doppie eliche.

Fedele al tema green privilegiato dal Fuorisalone 2020, Alpha District porta il design al cospetto dell’arte paesaggistica di fama mondiale di Charles Jencks e Andreas Kipar, autori dell’oasi verdeggiante che ha ridefinito il profilo del quartiere Portello con le linee tortuose delle sue colline a spirale.



Il polmone verde di Alpha District

L’area che un tempo ospitava le officine dell’Alfa Romeo possiede oggi un polmone verde e rigoglioso, un’oasi di pace e tranquillità in grado di trasportare il cittadino lontano dai ritmi frenetici della metropoli. Si tratta del Parco Industria Alfa Romeo (noto ai più come Parco del Portello), inaugurato nel 2011 e disegnato dagli architetti e paesaggisti di fama internazionale Charles Jencks e Andreas Kipar come parte del piano di riconversione urbana impostato da Gino Valle. Delimitato a sud dall’incrocio tra viale Serra e viale De Gasperi, il parco spicca nello skyline di Alpha District grazie alle forme sinuose delle caratteristiche collinette che ne ricoprono la superficie, realizzate con i materiali di scavo risultanti dalla costruzione dei nuovi edifici. L’operazione richiama volutamente quella che fu effettuata all’indomani della Seconda guerra mondiale, quando le macerie prodotte dai bombardamenti furono riutilizzate per la costruzione del vicino Monte Stella progettato da Piero Bottoni.



Andreas Kipar e lo studio LAND

Gli architetti che sono stati chiamati a dar forma a questa nuova area verde sono nomi di peso nel campo della progettazione di paesaggi. Nato nella città tedesca di Gelsenkirchen e laureatosi al Politecnico di Milano, Andreas Kipar è insieme a Giovanni Sala il fondatore e direttore dello studio LAND con sede a Milano (acronimo di Landscape Architecture Nature Development), che dal 1990 si occupa di pianificare parchi, infrastrutture verdi e spazi green in tutto il mondo. Tra gli interventi più famosi possiamo citare i progetti Raggi Verdi e Innovation District a Milano, il Krupp Park di Essen, il masterplan della Smart City nei pressi di Mosca e gli spazi aperti di Expo Dubai 2020, tutti ispirati dal presupposto che ogni paesaggio ha un’anima propria ed è il riflesso della società che l’ha prodotto.



Charles Jencks, alfiere del Postmoderno

Quanto a Charles Jencks, non c’è bisogno di troppe presentazioni: esponente di punta e massimo teorico dell’Architettura postmoderna, a partire dagli anni 70 ha elaborato un linguaggio inconfondibile che riflette le sue concezioni neo-eclettiche. Convinto sostenitore del superamento del rigore razionalista del Movimento Moderno in favore di un’architettura che accolga il pluralismo e la differenza, contro l’omogeneità standardizzata, Jencks ha scritto fondamentali manifesti della stagione postmoderna come “Modern Movements in Architecture” (1973) e “The Language of Post-Modern Architecture” (1977). Tra i progetti di paesaggio più celebri che incarnano tali concetti troviamo il “Garden of Cosmic Speculation” commissionatogli dalla moglie come parco per la sua tenuta scozzese, “Landform” che connette i due edifici della National Gallery di Edimburgo e gli otto tumuli a spirale di “Life Mounds”: un mix originale di land art, citazioni scultoree e simbolismi cosmici che ritroviamo anche nel Parco del Portello.

Un viaggio nel tempo fra colline e laghetti

Nel suo insieme il percorso del parco è stato imperniato dai due architetti intorno al concetto del Tempo, rappresentando in maniera allegorica le tre epoche della storia dell’umanità e di Milano e il ciclo delle stagioni nelle varie strutture che compongono l’area. I rilievi che simboleggiano la Preistoria e la Storia, deformati e allungati, confluiscono l’uno nell’altro fino a delineare un crinale con un andamento a doppia esse, che nella concavità più ampia racchiude un laghetto al riparo dai rumori del traffico grazie alle grandi barriere acustiche verdi alle sue spalle. Questo spazio ombreggiato e silenzioso digrada verso la collina del Presente chiamata “Helix”, un tumulo conico alto 22 metri e percorso da un doppio tracciato a spirale che permette di salire e scendere da due vie separate, sulla cui sommità è collocata una scultura in metallo a forma di doppia elica di DNA. In cima alle due collinette di Storia e Preistoria ci sono invece delle targhe a terra che ricordano alcuni modelli dell’Alfa Romeo e i premi delle gare vinte dalla casa automobilistica.

Il tema del tempo si declina non solo nello schema delle tre collinette, disposte in modo da formare un triangolo rettangolo compreso tra i vertici di Preistoria, Storia e Presente, ma anche nel ritmo cosmico delle quattro stagioni inscritto negli spazi del Giardino del Tempo. Si tratta di un piccolo hortus conclusus pensato soprattutto per i pazienti dell’attiguo Istituto Palazzolo, che introduce la visita al parco dal lato nord: qui una serie di aforismi incisi nella pavimentazione a scacchi della Time Walk e una grande varietà di essenze distinte per periodo di fioritura segnano i tempi della rotazione terrestre. Il risultato complessivo dell’intervento di Jencks e Kipar è un’imponente scultura urbana posta a fare da contraltare al Monte Stella e si traduce in un vero e proprio landmark in grado di porsi quale elemento attrattore per i visitatori in arrivo dall’esterno della città.

Con la sua articolata morfologia curvilinea e i significati evolutivi delle sue allegorie, il Parco del Portello sarà una delle location della Milano Design Week che meglio incarneranno il concetto chiave di movimento.


Ph credits: tutte le immagini sono di Nicola Colella e anche reperibili sul sito di Land