Giorgia Andrea Bergamasco
QT8, un MUSEO A CIELO APERTO.
La valorizzazione di QT8 continua con il progetto “QT8 Itinerante” che conta anche sul coinvolgimento dell'architetto brianzolo Mattia Savioni, esperto del quartiere milanese.

Fin dall’adolescenza, se non dall’infanzia, ognuno di noi sogna di poter trasformare i propri interessi e le proprie passioni in una professione. Mattia Savioni è riuscito a fare proprio questo: dalla laurea in architettura nel 2009 al Politecnico di Milano con la tesi “Quartiere Sperimentale VIII Triennale: il QT8. Progetto di conservazione e valorizzazione di un quartiere di edilizia moderna a Milano” all’impegno concreto come architetto verso il potenziamento del quartiere stesso a partire dal 2016.
QT8, principalmente conosciuto come nome ermetico di una delle fermate della metropolitana di Milano, in realtà è molto di più. La sigla ci rivela che si tratta del Quartiere Triennale 8, realizzato nel contesto dell’ottava edizione della Triennale di Milano del 1947 – di cui l’architetto Piero Bottoni fu commissario straordinario – che riapre le porte dopo la Seconda guerra mondiale incentrandosi sul tema dell’abitare per assecondare la necessità di ricostruzione urbanistica.
Il progetto va oltre le semplici esposizione temporanee delle edizioni precedenti e rappresenta la volontà di ieri e di oggi di integrare l’urbanistica e l’architettura con il sociale, nella nostra contemporaneità già legati da un rapporto indissolubile.
In occasione del Fuorisalone 2021, Alpha District organizza “QT8 itinerante”, un progetto che vede il patrocinio dell’Osservatorio per il Paesaggio Monte Stella, volto ad aumentare la consapevolezza dell’importanza del quartiere QT8 sia nei suoi abitanti che in chiunque sia interessato a scoprirne le peculiarità e i segreti.
Il programma del tour nelle mani di guide d'eccellenza, architetti ed esperti del quartiere, vede il coinvolgimento proprio dell’architetto Mattia Savioni, legato profondamente al tema sia personalmente che professionalmente.
Il tour si snoderà in cinque diverse tappe corrispondenti ai luoghi di maggior interesse – vie, edifici, giardini – in modo da far ripercorrere ai visitatori, passo dopo passo, la storia urbanistico-architettonica e sociale del quartiere.

Abbiamo chiesto a Mattia Savioni di aprirci una porta sul suo mondo, quello del QT8 e del progetto "QT8 Itinerante" in programma in occasione del Fuorisalone 2021.
I tuoi studi e le tue pubblicazioni parlano chiaro: il quartiere QT8 ti sta molto a cuore ed è stato per te oggetto di studio e analisi approfondita dal punto di vista architettonico e culturale. Com’è nato questo intenso interesse?
Come spesso accade, l’interesse è nato quasi per caso. Durante il primo anno di laurea specialistica nell’ambito del Laboratorio di Restauro, tenuto dal prof. Boriani e dalla prof.ssa Bortolotto alla Facoltà di Architettura di Milano Bovisa, vennero proposti alcuni temi di ricerca da affrontare. Pensai subito che per un architetto potersi confrontare con l’esistente, “toccare con mano” e vedere ciò che i maestri dell’architettura italiana (e milanese) del Dopoguerra avevano fatto, rappresentasse un’opportunità meravigliosa che non potevo perdere. Dal 2006 ho trascorso, insieme con i miei compagni di tesi, tre anni a cercare negli archivi, a studiare e schedare uno ad uno tutti gli edifici del quartiere, a parlare con gli abitanti per farmi raccontare i loro ricordi o farmi spiegare le problematiche dello stesso. Piano piano il legame con questo luogo è diventato indissolubile anche perché, come amo dire spesso quando ne parlo, credo non esista in Europa (e al mondo) un esempio simile. Non mancano in altre nazioni quartieri di architettura Moderna progettati da grandi maestri, ma il QT8 è diverso. A Milano accadde qualcosa di unico e irripetibile. Al termine della Seconda Guerra Mondiale infatti, alcuni tra i migliori architetti, designer, pittori, scultori, in collaborazione con la Triennale di Milano, il Comune di Milano, il Consiglio Nazionale delle Ricerche, l’Osservatorio di Brera, le università milanesi e il Ministero dei Lavori Pubblici, diedero vita ad un quartiere mostrando che un nuovo modo di abitare era possibile e lo fecero lavorando congiuntamente con imprese edili, ditte private e imprenditori del settore dell’arredamento. Mi colpiscono l’unione di intenti di queste persone e l’aver pensato al bene comune, alla collettività, al futuro. Oggi il mondo e la realtà sono completamente cambiati, ognuno si focalizza sulla propria attività, ma pensate se potesse accadere qualcosa di simile a ciò che avvenne in occasione dell’VIII Triennale! È per questo che ancora oggi, dopo essermi laureato nel 2009, continuo a lavorare e a lasciarmi coinvolgere dalle persone che mi contattano per qualche iniziativa legata al QT8. Milano mi ha dato tanto ai tempi dell’università e studiare i suoi maestri dell’architettura mi ha cambiato la vita: per questi motivi mi sento in dovere di fare il più possibile per il quartiere, con la speranza che tutti i miei studi, tutte le mie ricerche sulla conservazione di alcune architetture, sulla tutela, sulle pensiline tematiche ed esplicative disegnate per il quartiere, sul “Museo a Cielo Aperto di Architettura Moderna” possano divenire di interesse pubblico e trovare, perché no, un’applicazione pratica.
Dalla tua prospettiva quanto è giusto il fatto che per rendere vivace un quartiere come QT8 sia fondamentale – quando non necessaria – la presenza di attività commerciali?
A mio avviso è importantissima la presenza di attività commerciali nel quartiere, per molteplici motivi. Lo stesso architetto Bottoni, a capo del progetto per il QT8, aveva pensato a degli spazi commerciali (per esempio il mercato coperto o l’edificio in via Bassi) per rendere il quartiere autosufficiente. Pensiamo alle persone anziane e sole, per esempio, come possono spostarsi nei quartieri limitrofi per fare la spesa? Qualcuno potrebbe dissentire e suggerire il ricorso ai servizi di consegna a domicilio, i moderni delivery, ma io penso che questa non sia la soluzione. Fare la spesa, comprare un vestito, far riparare delle scarpe, solo per citare qualche esempio, non sono attività legate unicamente alla sfera commerciale. Uscire per fare degli acquisti garantisce la possibilità di vivere il quartiere e di fruire dei suoi servizi, ma soprattutto è fondamentale per far sì che ogni individuo possa stabilire e mantenere delle relazioni sociali. Pensiamo al bar ai piedi del Monte Stella, che in primavera e in estate si riempie di vita ed è frequentato da bambini appena usciti dalla vicina scuola, genitori, sportivi, lavoratori. È quanto di più bello si possa vedere all’interno del quartiere! A proposito di questa tematica mi preme ricordare che tra le parti rimaste incompiute al QT8 c’è anche il progetto per un Centro Civico, pensato da Bottoni e dagli altri architetti come cuore pulsante dell’intera zona. Oltre alle numerose scuole e agli uffici postali, sarebbe bello che anche altri edifici pubblici potessero trovare una sede all’interno del quartiere.
Anche solo guardando una semplice mappa di Milano il quartiere QT8 appare immediatamente attorniato da realtà sportive. Dunque che ruolo ha lo sport in un contesto come quello da te ben delineato nelle tue pubblicazioni? Vedi delle potenzialità in questo campo rispetto alla valorizzazione di QT8?
Assolutamente sì, il ruolo dello sport è fondamentale. Il QT8 è nato in un’area di Milano che avrebbe dovuto avere già un’alta vocazione sportiva da Piano Regolatore, ancor prima della Seconda Guerra Mondiale. Sicuramente lo sport può contribuire in misura considerevole alla valorizzazione del quartiere, a partire dalla sua capacità di aggregazione. Sono molte le iniziative nel quartiere che attirano tantissime persone da ogni parte di Milano (e non solo) per correre, pedalare, giocare e praticare altri sport. Tutti questi individui “vivono” il quartiere e indirettamente possono conoscerlo e diventare loro stessi “promotori” del QT8. Penso al Monte Stella, gremito di sportivi specialmente durante la bella stagione. Fatta eccezione per la maggior parte dei milanesi, parecchie persone che vengono da fuori Milano non conoscono la sua storia, l’origine del nome né il fatto che sia stato realizzato con le macerie della guerra. Se ci fossero delle pensiline tematiche alle fermate dei mezzi pubblici, in prossimità dei parcheggi o ancora lungo le strade, sarebbe più facile conoscere la storia del QT8 e comprendere l’importanza di tutelarlo preservandolo come testimonianza anche per le generazioni future.

Come pensi si possa ovviare alla problematica dell’esclusione ed emarginazione del quartiere dalla Città e diminuire il divario tra le due realtà?
Il quartiere ha già una grande fortuna da cui partire per poter ovviare a questa problematica: è ben collegato con la città attraverso i mezzi pubblici, in particolare la metropolitana. A mio avviso, il maggiore problema attuale è invece proprio la mancanza di servizi quali negozi, attività commerciali o uffici aperti al pubblico, che possano creare maggiori connessioni con la città. Sicuramente le numerose scuole, gli spazi sportivi e il Monte Stella in parte svolgono questa funzione. Eppure credo sia necessario trovare nel quartiere degli spazi che permettano alle persone di fermarsi o sostare al suo interno, vivendolo anche solo per qualche ora. Non credo che attualmente il QT8 possa definirsi “quartiere dormitorio”, però è innegabile che molte persone lo raggiungano per parcheggiare l’automobile e andare in centro con i mezzi, una dinamica che caratterizza gli stessi abitanti, che vivono nel quartiere ma lavorano altrove. Dunque lo sviluppo di alcune attività al suo interno potrebbe legarlo maggiormente al resto della città. Infine viale De Gasperi e viale Serra sono due arterie molto trafficate, che contribuiscono a dividere nettamente il QT8 dal resto della città. Da questo punto di vista il sovrappasso che porta al Portello è un intervento di grande utilità. Forse bisognerebbe pensarne altri per dare modo ai pedoni e alle persone che si muovono in bicicletta di spostarsi più agilmente, sia dall’interno del quartiere verso l’esterno ma anche in senso contrario, costruendo relazioni coi quartieri limitrofi.
Pensi che i tour organizzati da Alpha District con il patrocinio dell’Osservatorio per il paesaggio Monte Stella, possano avere un seguito anche nella forma di una mostra permanente? Magari collegata a realtà museali milanesi?
Credo che l’iniziativa di Alpha District sia preziosissima e spero possa assolutamente avere un seguito. Far conoscere il quartiere, la sua storia, le sue peculiarità, rappresenta il primo modo per valorizzarlo e conservarlo. Nella mia tesi ho proprio pensato al QT8 come un “museo a cielo aperto di architettura Moderna”. Gli interventi necessari non sono così macroscopici o dispendiosi dal punto di vista economico. Costruire un itinerario di visita all’interno del quartiere, inserire delle pensiline tematiche in diverse zone o in prossimità delle fermate dei mezzi pubblici, sfruttare i fronti ciechi di alcuni edifici per riproporre delle immagini storiche o disegni di progetto, sarebbero già degli ottimi punti di partenza per valorizzare e far conoscere il quartiere a Milano, in Italia e ai turisti stranieri, seguendo il modello dei quartieri moderni europei. Certo, affinché questo avvenga è necessario che enti pubblici e privati trovino il coraggio per intraprendere questa avventura, in primis realtà come la Triennale di Milano (che dà il nome al QT8 “Quartiere Triennale VIII”) o il Comune. Personalmente, come credo molte altre persone, sono a disposizione per discuterne, parlarne e “fare”.
Ph credits: Immagine dell'ingresso al quartiere durante la VIII Triennale via QT8.it; modello in scala del quartiere QT8 via milanocittastato.it; panorama del QT8 dal Monte Stella, 1960 circa, di Paolo Monti (Fondazione Beic | in deposito presso il Civico Archivio fotografico - Milano).